“I ferri di Irene” nascono in maniera casuale nel 2019 dopo la scoperta di Irene di essere stata colpita da una forma di fibromialgia che le impedisce di lavorare come prima e di fare il suo lavoro da fiorista diplomata che faceva da più di 25 anni.
La sua serietà e correttezza la portano a scegliere di non proporsi ad un datore di lavoro in quanto i giorni dei “dolori” si ripetono periodicamente ed a breve intervallo uno dall’altro provocando uno stato di incertezza che Irene non trova compatibile con un lavoro subordinato.
Che fare per sopravvivere?
Irene è sempre stata una grande lavoratrice e non sa stare con le mani in mano. Quasi senza accorgersene inizia a dipingere dei vecchi ferri di cavallo, un animale che da sempre fa parte della sua vita, quindi la materia non le manca. Riccardo, il marito, ha in mente solo una cosa: il bene della moglie. Meravigliato dagli straordinari risultati ottenuti da Irene non ha dubbi a consigliarle di fare sul serio, perché i suoi ferri sono belli.
Per cui via all’acquisto di smerigliatrice, saldatrice, trapano e tutto ciò’ che serve per “creare” senza limiti. Lavorando in proprio da sempre, Riccardo, con una mentalità predisposta al lavoro autonomo si adopera in maniera determinata affinché il progetto parta con il piede giusto. Dopo l’attrezzatura pensano al resto. A un nome. A un logo. A buste, insegne, striscioni pubblicitari.
Tutto è pronto.
Ora bisogna creare. Ma si sa l’artista non crea a comando ma solo sotto “ispirazione”. A questo proposito il lockdown è stato molto utile. Molto tempo per fermarsi e pensare.
Questa è la storia dei “Ferri di Irene”.
Una storia dove la difficoltà diventa opportunità, dove l’amore è alla base di tutto e il presente è già proiettato nel futuro.